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Gli Elementi – 3.L’Acqua

Gli Elementi – 3.L’Acqua
 
 
”Colta nella prospettiva della sua profondità,
una materia è proprio il principio  che può essere
indifferente alle forme.”
Gaston Bachelard

 

 

Si premette, per maggiore comprensione e chiarezza verso chi legge, che ci si riferirà all’acqua come l’elemento che tutti conosciamo con la lettera iniziale minuscola e all’Acqua come archetipo con la A maiuscola. 

L’acqua è la sostanza più diffusa sul nostro pianeta e possiede delle caratteristiche chimiche e fisiche veramente peculiari e particolari. 

La sua molecola, H2O, è composta da due componenti: l’idrogeno e l’ossigeno. Due gas (appartenenti all’ archetipo Aria) che combinati tra loro formano l’acqua (appartenente all’archetipo Acqua, ovviamente!). 

Non solo, l’idrogeno è un combustibile e l’ossigeno un comburente, insomma una miscela che d’acchito ci fa pensare a qualcosa di “esplosivo”. 

É una sostanza che per struttura molecolare è bipolare a causa della differenza di elettronegatività degli atomi di ossigeno e di idrogeno, e i suoi elettroni “liberi” sul livello più alto dello molecola si sganciano e scambiano facilmente per combinarsi vicendevolmente con un’altra molecola d’acqua in un moto incessante. 

Ed è proprio questa “danza” di elettroni, nel trasferimento da una molecola d’acqua all’altra, che rende questa sostanza liquida, fluida, con una forte capacità solvente, e tante altre caratteristiche molto particolari come quella di possedere una densità inferiore allo stato solido rispetto allo stato fluido, ecc.

Cosa c’è di più elementare e semplice dell’acqua e quanto misteriosa ed affascinante si mostra ai nostri occhi quando la si osserva cosi da vicino nel micro. 

L’acqua possiede quindi funzioni solventi, purificanti, ripulenti. Non sorprende quindi il suo uso rituale, come per esempio nel battesimo, o allungando la nostra visuale fino alle rive del fiume Gange, nella ritualità dell’immersione totale del corpo nell’acqua.  

L’energia che si può produrre grazie all’acqua è veramente notevole, e forse non abbiamo ancora scoperto tutto. Intanto basti pensare quando, per forza di gravità, l’acqua precipita da una cascata e a quanto energia si sprigiona; con l’ingegno umano è stato possibile trasformare tale potenza in elettricità.

Oppure con l’apporto di calore, la produzione di vapore sia trasformata in energia cinetica. Funzionavano così le prime locomotive. 

L’utilizzo e impiego di questa meravigliosa sostanza è variegato e molteplice. Le prime misurazioni del tempo si effettuavano facendo scorrere dell’acqua per riempire dei contenitori, così ad esempio veniva dato lo stesso tempo a due oratori in una disputa, misurandolo in quantità d’acqua. Da qui viene la locuzione “scorrere del tempo”. 

 

 

Mille impieghi, per soddisfare i bisogni primari, quelli culturali, metafisici e religiosi. Grazie alla duttilità e alle varie forme sotto cui si presenta questo elemento: mare, lago, fiume, ghiacciaio, neve, pioggia, grandine, vapore e nuvole. 

A prima vista l’Acqua è nemica del Fuoco. Questi due elementi invece, tenuti alla giusta distanza collaborano senza annientarsi e creano vita. Il bambino cresce dentro la mamma protetto dal liquido amniotico e riscaldato dal calore del suo corpo. 

E come esprime molto bene, con chiarezza e semplicità, Omraam Mikhael Aivanhov nel libro “Le rivelazioni del fuoco e dell’acqua”, questi due elementi visti su un piano spirituale corrispondono alla saggezza e all’amore. E mentre il Fuoco esprime una energia di tipo Yang, l’Acqua è invece Yin. Principio maschile e femminile, i principi della creazione. 

Siamo ovviamente di nuovo di fronte ad un principio, l’Acqua, che in quanto archetipo prenderà, secondo il sistema di riferimento, una forma tangibile ogni volta differente ai sensi dell’essere umano che osserva.  

Riconosceremo il principio Acqua, talvolta nell’amore, a volte in un atteggiamento di adattabilità e di servizio, o in principi purificanti e fluidificanti. 

Il modo più semplice di comprendere questo archetipo o principio è osservare l’acqua che tutti conosciamo, con la quale ci dissetiamo e con cui coltiviamo i prodotti della terra che costituiscono il nostro cibo. 

Da un punto di vista antropologico non c’è insediamento umano che non sia sorto nei pressi di un fiume, di un lago o di un ghiacciaio. Senz’acqua non si sopravvive. Ce ne rendiamo conto anche tragicamente quando pensiamo alle popolazioni che vivono in zone desertiche o in aree soggette a siccità, oppure all’inquinamento dei siti fluviali e tutto ciò che ne consegue. 

Altro tema attualissimo è la cosiddetta guerra dell’acqua: costruzioni di dighe o deviazione di corsi d’acqua in uno stato che assetano le popolazioni di un altro. É’ una manipolazione umana molto discutibile e che non ha nulla di morale. 

In generale l’acqua possiede da un lato una “funzione nutriente”, grazie alla sua azione permette alla natura di fornire i suoi frutti e aiuta l’uomo nelle coltivazioni, senza parlare della pesca,  e dall’altro lato una “funzione protettiva”, in collaborazione con l’aria, mitigando la temperatura terrestre proteggendo dal calore del Sole. 

L’acqua è usata per l’igiene della persona, e oltre a dissetare è utilizzata per la cottura e la lavorazioni di cibi. La trasformazione degli alimenti attraverso un uso “culturale” dell’acqua per dirla alla Claude Levi-Strauss. 

Cultura è anche l’ispirazione, che le immagini delle varie forme in cui si presenta l’acqua ispira, e che viene trasposta in poetica o in arte pittorica.

 Nel campo della comunicazione a un livello macro, con la navigazione, ecco che l’acqua rappresenta il supporto fisico che avvicina i popoli.

 A livello micro, molto c’è sicuramente ancora da scoprire, intanto molto significativi sono gli esperimenti di Masaru Emoto con i cristalli d’acqua che si formano e sui in cui restano impresse forme geometriche differenti secondo il tipo di esposizione a cui vengono sottoposti, musica classica piuttosto che rock, o a simboli grafici ed altro.   

 Da un punto di vista psicologico, rifacendoci al pensiero junghiano, l’Acqua corrisponde alla funzione sentimento. I sentimenti ci invadono, ci riempiono o ci svuotano proprio come contenitori pervasi dall’acqua: acqua calma, oppure in moto, con onde o tempesta.

 I modi di dire e le espressioni sono emblematiche: “sono sulla cresta dell’onda”, “mi sento sommerso”, “mi sento annegare”, “piango lacrime di gioia”, “ho il cuore in tempesta”, ecc.

 Ci sono Acque diverse, pulite o torbide, calme o tempestose, calde o fredde. Così l’astrologo si trova di fronte a tre Segni Zodiacali e a tre Case diverse cosiddette d’acqua che propongono sentimenti, azioni e passività variegate. Soprattutto con segni molto legati a tutto ciò che è inconscio e che talvolta sono inconsapevoli delle loro stesse doti.

 I tre Segni, appartenenti a questo elemento così prezioso, sono quelli del Cancro, dello Scorpione e dei Pesci. Le case sono la IV (quarta), l’VIII  (ottava) e la XII (dodicesima). 

 I generale i segni d’acqua sono particolarmente sensibili. Si tratta di una sensibilità che non deve essere confusa con la fragilità, ma con una formidabile capacità di penetrazione.

 L’acqua si insinua, penetra, riempie i vuoti, si adatta alla forma così facendo conosce ogni singola piega più recondita di ciò che invade.

 Se pensiamo alle  maree, a come reagisce cioè l’acqua del mare all’avvicinarsi e all’allontanarsi del corpo lunare, per analogia un individuo fortemente caratterizzato dall’elemento acqua  capterà le emozioni di un altro individuo che si dovesse avvicinare.

 Tramite questo elemento si comprende empaticamente ciò che ci circonda: sia che si tratti di una situazione ambientale piuttosto che dell’umore di chi ci sta accanto anche se abilmente mascherato, ma la maschera sta in superficie mentre l’acqua va in profondità.

 La grande sfida sta nel saper comprendere, gestire e incanalare le emozioni in modo produttivo e proficuo per l’individuo e non lasciarsi invece travolgere dalle emozioni stesse.

 Essere spinti, sollecitati, motivati dai nostri sentimenti e dalle emozioni e non restare in balia delle onde che queste possono provocare. Primo passo accettare di sentirle, poi comprenderle, quindi farne un uso positivo.

 Con tre parole chiave potremmo definire l’acqua cancerina con la parola nascita, l’acqua scorpioniana con il termine trasformazione e l’acqua pescina con il concetto di trascendenza.

 L’Acqua del Cancro è paragonabile all’acqua del mare, è creativa. E’ associata alla Casa IV ed alla Luna, ci troviamo le maree, la vita intra-uterina, il liquido amniotico. Siamo di fronte al miracolo della nascita, è l’acqua in cui si sviluppa la vita. E’ la culla sicura a cui vorremmo qualche volta fare ritorno per sentirci protetti, sicuri e unici.

 L’Acqua dello Scorpione è misteriosa, talvolta torbida e stagnante, sicuramente un’acqua profonda che incute paura. É associata alla Casa VIII e al concetto di trasformazione, morte e rinascita. É l’acqua che fa paura, perché non si sa cosa ci sia dentro. Ma anche lì si possono trovare dei principi vitali e trasformatori.

 Pensiamo allo stagno e al suo fondale melmoso. Lì nascono le ninfee, fiori bellissimi che attraversano trasversalmente l’acqua torbida che si rivela fertilissima. Notevole è il proliferare di insetti e animali di ogni tipo, e uno di essi che lì vive e che meglio rappresenta la trasformazione è la rana, con il suo passaggio da girino ad anfibio.

 Se nel segno del Cancro l’individuo nasce per la prima volta, nel segno dello Scorpione l’individuo muore e rinasce più volte, sono i riti di passaggio, i lutti psicologici, il viaggio per conoscere se stesso. È rinascere dopo ogni grande esperienza divenendo sempre più consapevoli.

 Nell’acqua dei Pesci si rinasce ad un livello trascendente. È il divenire consapevoli di essere  una goccia nell’oceano e contemporaneamente di essere l’oceano. É la Casa XII, la dissolvenza dell’ego e il contatto con lo spirito e la spiritualità e con tutto ciò che è altro e di cui allo stesso tempo si è parte.

 In queste acque profonde c’è una enorme varietà di vita, le differenze non costituiscono un problema di separatezza anzi la indifferenziazione costituisce la potenzialità vitale.

 Vi è inoltre così tanto spazio, che pur nella moltitudine di presenze si riesce a stare soli con se stessi, in silenzio, facendo parte di un tutto.

 

OroStella

 

 

Gli Elementi – 2.Il Fuoco

Gli Elementi – 2.Il Fuoco
 
”Sempre bruciando,
la fiamma deve infiammarsi,
tener fede, contro una materia inerte,
al comandamento  della propria luce.”
Gaston Bachelard

 

I quattro elementi: il Fuoco, l’ Aria, l’Acqua e la Terra non sono le sostanze materiali che noi conosciamo e a cui abbiamo attribuito questo nome, ma sono da intendersi come gli aspetti “primordiali”, “primitivi”, “archetipici” della materia (ogni simbolo chimico della tabella di Mendeliev  può essere associato per le sue proprietà, tramite la legge di analogia, ad uno dei quattro Elementi). 

Per avvicinarci al significato più elevato di ogni singolo elemento, l’elemento visto come archetipo, occorre procedere per piccoli passi e partire da ciò che vediamo, tocchiamo, intercettiamo con i nostri sensi, ossia occorre partire dalla manifestazione più concreta e comprensibile per poi risalire all’Idea originaria. 

Facciamo un esempio più semplice possibile: se parliamo dell’elemento archetipico Acqua, ci viene naturale pensare all’acqua come quella cosa che possiamo bere per dissetarci, che si presenta sotto forma di pioggia, torrente, mare o ghiaccio.  Pensiamo cioè all’esperienza concreta e materiale che abbiamo dell’acqua. 

Questo in prima battuta, anteriormente a quelle qualità che rientrerebbero sì nell’archetipo Acqua ma che percepiamo solo in seconda istanza come attributi o comportamenti, ad esempio: l’adattabilità, l’accoglienza, l’avvolgenza, la capacità di penetrazione, la sorgente di vita, ecc. 

Parliamo spesso dell’acqua, dell’oro blu, il problema del terzo millennio, ma anche dell’aria e della sua qualità in questo periodo storico in cui l’inquinamento si fa sempre più preoccupante, e anche della terra intesa come natura, equilibrio di sistemi da salvaguardare, agricoltura e alimentazione. 

Tra i quattro elementi, il Fuoco è quello non corruttibile, ma ora che l’innalzamento della temperatura sul nostro pianeta è aumentato così da allarmare sia la comunità scientifica che quella ecologista, si parla molto anche del Fuoco ma attraverso le sue diverse espressioni come il calore e la sua unità di misura ossia la temperatura. 

Ma cos’è il Fuoco? Come possiamo definirlo?

 Un elemento così apparentemente semplice eppure così difficile da spiegare. Istintivamente tutti pensiamo di sapere cos’è ma difficilmente sappiamo esprimerlo con semplicità ed essenzialità attraverso il linguaggio.

 Le immagini che ci vengono in aiuto sono quelle del sole, della fiamma di una candela o delle lingue infuocate di un ceppo di legno che arde nel caminetto. 

 

 fig.3 Fuoco

 

Il Fuoco non si può toccare perché brucia, la fiamma non si può afferrare ma si può vedere, anzi ci permette di vedere quando è buio. Il Fuoco è Fiamma ed anche Luce. 

In una società come la nostra (mi riferisco al mondo occidentale) la distanza culturale tra noi e questo elemento va man mano ampliandosi. 

Si può quasi dire che si tratta di una frattura fisica, non abbiamo più un contatto diretto: illuminiamo le nostre case con l’elettricità, ci scaldiamo con impianti di riscaldamento sempre più sofisticati, trasformiamo il nostro cibo in forni elettrici o a microonde. 

Il mondo contadino è quello che rimane più coinvolto, almeno per il momento, grazie all’antica pratica del debbio: la bruciatura delle stoppie. 

Pratica peraltro che oggigiorno viene messa in discussione, ed è stata recentemente proibita nel nostro paese, per i risvolti negativi che possono verificarsi: come i possibili incendi, che se incontrollati portano ad una relativa desertificazione, o il rilascio di sostanze, che per la troppa bruciatura, a lungo andare, produce effetti dannosi e inquinanti al terreno. Terra che così anziché arricchirsi finisce con l’impoverirsi. 

Quanto alle immagini, come ad esempio il Sole, guardiamo sempre meno, e al massimo pensiamo all’elemento Fuoco, l’elemento così vicino al divino, solo per la sua forma distruttiva o ad ogni buon conto come a qualcosa da cui difendersi.

L’elemento Fuoco appare ai nostri occhi nella sua dualità di effetti: il suo lato distruttivo, in particolare, piuttosto che quello creatore e vitale. 

Nella mitologia il fuoco fu donato definitivamente agli uomini da Prometeo, che lo restituì loro dopo che Zeus glielo portò via per punizione. 

Per fare ciò Prometeo trasgredì ad un divieto imposto dal dio dell’Olimpo e per questo fu punito molto duramente. 

E’ evidente quanto il Fuoco sia stato, ed è, un elemento prezioso. Importante per lo sviluppo della civiltà umana e per la sua evoluzione. Interviene in ambiti e processi molto diversi, come già detto: illumina, riscalda, trasforma il cibo. 

Nel mondo primitivo proteggeva durante la notte dall’avvicinarsi di belve feroci. 

Permise la prima lavorazione dei metalli, quindi la fabbricazione di utensili, fino ad arrivare alla moderna siderurgia . 

Nel mondo antico, sia greco che romano, e non solo (si pensi agli Egizi e ai Persiani), occorreva custodire il fuoco e non farlo mai spegnere, pena ne era della vita stessa dei custodi. 

Il Fuoco terrestre era l’immagine del fuoco eterno, e quando bruciava in un tempio si manifestava come una presenza divina. Per questo non si poteva estinguere il Fuoco Sacro e doveva essere sorvegliato con molta attenzione. 

A pensarci bene, rimane forte questo senso anche nella nostra cultura, esempio ne sono sia i ceri accesi nelle chiese che il braciere della fiamma olimpica. 

L’archetipo del Fuoco quindi è un archetipo universale che ha attraversato il tempo e lo spazio geografico. 

L’astrologia, che ha come presupposto lo studio e la ricerca dell’unità e della relazione tra l’uomo e l’universo, non può trascurare gli elementi, intesi come energia oltre che come archetipi che si manifestano a più livelli nella vita dell’essere umano. 

Essa ci permette di conoscere l’individuo da un punto di vista energetico, di valutare l’equilibrio o meno delle sue varie componenti, attraverso un’analisi dei valori elementali presenti nel tema astrologico al momento della nascita. 

Come consiglia l’astrologo Stephen Arroyo, nel cercare di capire il significato degli elementi non bisogna confondere i risultati esteriori di queste forze con i loro fattori fondamentali. Per fare ciò occorre osservare non solo il significato fisico e psicologico dei quattro elementi ma anche guardarli dal punta di vista di uno stato più elevato di coscienza. 

Nel tema zodiacale, l’elemento Fuoco, è associato a tre Segni e a tre Case: ogni elemento (quadruplicità) ha significati su più livelli (triplicità). 

L’Ariete, il Leone e il Sagittario sono segni di fuoco, e le Case associate a questo elemento sono la Casa Prima, Quinta e Nona. 

Se in Casa Prima nasco, mi mostro al mondo, interagisco per la prima volta, in Casa Quinta divengo, cresco,  mi sviluppo, mi consolido. In Casa Nona divento consapevole di ciò che sono. 

Queste tre Case di Fuoco sono gli ambiti in cui metto alla prova il mio esistere, il mio divenire e il mio essere. Dalla scoperta di me come essere vivente e potenziale, alla scoperta  delle mie doti e del loro funzionamento nel mondo, alla consapevolezza della mia coscienza. 

Facciamo degli esempi partendo da quei termini e quelle parole chiave che normalmente associamo ai tre segni zodiacali in questione. 

L’Ariete è l’impulso che ci spinge alla vita, inizia in primavera, quando la natura rivive e rifiorisce. È l’istinto vitale, l’Ariete non perde tempo a pensare perchè sa già intuitivamente che deve agire come necessità primaria per esprimere la vita e la vitalità. 

Se qualcuno ci sferra un colpo o se ci sta arrivando una pallonata al viso, non stiamo a discutere e razionalizzare cosa sia meglio fare, ma un impulso, preceduto da una intuizione, istintivamente ci fa portare le braccia a parare il colpo e magari il corpo a scattare e a spostarsi dalla traiettoria. 

Agire così velocemente è fondamentale, è un impulso simile ad una fiammata o ad un lampo, è la scintilla velocissima che ci sprona ad una risposta immediata, è vitale e di salvaguardia allo stesso tempo. 

Il Leone tipicamente accresce le proprie facoltà istintive e fa mostra delle proprie qualità. É un fuoco che si autoalimenta, che mette in mostra se stesso, si espone e si appropria delle proprie doti. Esattamente come un fuoco nel camino, che alimentiamo con costanza, che ci aiuta a scaldarci e su cui possiamo anche mettere a cuocere del cibo: è un fuoco che sperimenta un metodo ricorsivo al fine di crescere, svilupparsi e mantenersi ai più alti livelli. 

É un Fuoco che permette la continuità e la stabilità dell’essere

Il Sagittario ai suoi livelli più elevati è un maestro di vita, sprizza saggezza, illumina con la sua esperienza. Non si mette in mostra, interviene quando lo ritiene necessario o quando gli viene richiesto. È consapevole che la sua interazione con altri esseri è un modo di nutrirsi e scambiare energia vitale. Sa di imparare continuamente da chiunque e da qualunque cosa. 

É paragonabile al fuoco delle braci, non fa più fiammate ma è al massimo della produzione di calore, sa anche di poter reggere ancora molto ma non di poter andare tanto oltre, questa consapevolezza ed accettazione fa sì che con il piccolo dono di un tizzone ardente, elargito alla sua progenie o ad un suo discepolo, permetterà la continuazione dell’esperienza  oltre se stesso. 

Con un parallelo possiamo dire che il corpo è il fuoco dell’Ariete, l’anima è il fuoco del Leone e lo spirito è il fuoco del Sagittario. 

La triplicità di questo Fuoco si può anche esprimere paragonandola alle tre fasi della vita di una candela: l’accensione della fiamma, la combustione grazie al supporto della cera, la luce che si diffonde dalla fiamma.

 OroStella